Dite cinque volte Pogacar: leggenda totale al Lombardia come Coppi, un altro 2° posto per Evenepoel

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Dite cinque volte Pogacar: leggenda totale al Lombardia come Coppi, un altro 2° posto per Evenepoel

La classica delle foglie morte è un assolo, di nuovo, del campione del mondo che firma la sua decima monumento e una cinquina in serie mai vista: sul Passo di Ganda l'azione decisiva, il belga finisce lontano davanti a Storer, gran 3° regolando un commovente Simmons. Fuga di Ganna a parte, pochissima Italia.

Un monarca in maglia iridata in volo a Colle Aperto, l’iconico strappo finale del Lombardia in versione bergamasca, per una cinquina che profuma di storia.

Tadej Pogacar firma anche l’edizione numero 119 della classica delle foglie morte, prendendosi l’ultima monumento di un’altra stagione da dominatore assoluto: è la quinta perla in serie nella corsa dove appare imbattibile, che sia da Como a Bergamo come nel 2021, 2023 e quest’oggi, oppure all’inverso visto che nel 2022 (pur risolvendola allo sprint con Mas) e nel 2024 è stata sempre sua.

Come Fausto Coppi, anche se il “Campionissimo” non le mise tutte in fila (fu poker per il piemontese dal ’46 al ’49, poi l’ultimo sigillo nel 1954), per arrivare a quota 10 monumento, 20 vittorie nel suo 2025 e podio in tutte le grandi classiche come mai nessuno prima in una stessa stagione, senza contare che a questi si sono aggiunti i trionfi a Mondiale ed Europeo.

L’annata dell’asso sloveno è, se possibile, ancora migliore del 2024: Fiandre, Liegi, Lombardia, maglia iridata e continentale, quarto Tour de France in bacheca per non parlare del resto, Strade Bianche compresa.

Sì, era il grande favorito della vigilia e se vogliamo è stato ancora più “semplice” del previsto, anche se la sua UAE Team Emirates XRG ha dovuto tirare quasi tutta la corsa per contenere la temibile fuga di 14 elementi, compreso un gran bel Filippo Ganna, arrivata a guadagnare fino a 3 minuti. In quell’azione, promossa da lui stesso che è stato il primo corridore a partire quando mancavano 241 km, c’era infatti un Quinn Simmons stratosferico: il campione in carica degli Stati Uniti se ne va verso Crocetta e Zambla Alta quando mancano ancora oltre 80 km alla conclusione e attacca il Passo di Ganda, la salita chiave che tutti i big hanno atteso senza alcuna mossa in precedenza (mentre cedevano uomini attesi come Healy e Skjelmose, grandi protagonisti del Mondiale di Kigali), con un paio di minuti abbondanti sul plotone.

La UAE fa esplodere tutto con Jay Vine, e ai -37 (6 km alla cima, quando ancora il tratto duro deve cominciare) ecco la progressione di Pogacar che, davvero in un amen, chiude la corsa visto che la risposta di Remco Evenepoel, il rivale più atteso dell’iridato, proprio non c’è: il bi campione olimpico sale del suo passo, ma in vetta lo sloveno ha già oltre un minuto di vantaggio, dopo aver preso e staccato Simmons che, sul falsopiano verso Selvino, deve cedere anche al duo Evenepoel-Storer. L’australiano si stacca però dal belga in discesa, ma conserverà alla grande un 3° posto super per la sua Tudor, che vede naufragare Hirschi e Alaphilippe, con l’ex campione del mondo che finirà fuori dalla top 20, a quasi 6 minuti, assieme ad un malinconico Roglic.

Pogacar esonderà sino a chiudere con 1’48” di vantaggio su Evenepoel, costretto all’ennesimo 2° posto nella sua ultima corsa con la Soudal-Quick Step prima del passaggio alla Red Bull-Bora Hansgrohe, per Storer uno splendido podio a 3’14”, con 25 secondi di margine su un fantastico Simmons, 4° per la Lidl-Trek dopo aver pure staccato nel finale Isaac Del Toro; il messicano, stroncato dal ritmo di Evenepoel sul Ganda, ottiene comunque il suo miglior risultato in una monumento regolando il gruppetto per il 5° posto (a 4’16” dal vincitore) davanti a Pidcock, il giovanissimo Seixas (quante conferme da parte di questo ragazzo transalpino…), Bernal e Vine, con Uijtdebroeks appena alle spalle e il quarto UAE in classifica, Adam Yates, 11° nella giornata del saluto del team a Rafal Majka, all’ultima gara della carriera come tanti altri corridori presenti oggi, da Puccio a Meintjes, da Serry a Petilli.

A proposito di Italia, a parte la gran fuga di Ganna è stata una corsa anonima per tutti gli altri uomini attesi, da Bagioli a Tiberi lontanissimi, Pellizzari praticamente mai in corsa, con Christian Scaroni e Davide Piganzoli che strappano rispettivamente un 15° e un 16° posto. Sì, i marziani restano lontanissimi, al netto dell’assenza di Giulio Ciccone, 3° al Lombardia di un anno fa.

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