Bernal lavora duro verso il Giro. A "bici.PRO" le sensazioni di Paolo Alberati, il suo scopritore

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Bernal lavora duro verso il Giro. A "bici.PRO" le sensazioni di Paolo Alberati, il suo scopritore

Nell'intervista concessa al collega Enzo Vicennati, ecco spiegati gli allenamenti del fuoriclasse colombiano. Mal di schiena? Mica tanto, guardando i numeri...

Si parla da settimane, anzi mesi delle condizioni fisiche di Egan Bernal.

Il problema alla schiena emerso al Tour de France 2020, con il crollo clamoroso del campione in carica e il successivo ritiro, ha fatto scattare l'allarme anche in seno al Team Ineos Grenadiers, che ha lavorato tutto l'inverno per risolvere un tipo di infortunio di non facile gestione. Il ritorno alle corse del 24enne di Zipaquirà, in avvio di questa stagione, è stato in realtà subito buono con il podio finale al Tour de la Provence, il terzo posto all'esordio in una corsa durissima come la Strade Bianche, battuto solo da Van der Poel e Alaphilippe, e il quarto alla Tirreno-Adriatico.

Eppure, con il ritorno in patria e la rinuncia al Tour of the Alps, molti hanno messo in dubbio perfino la presenza di Bernal al Giro d'Italia; almeno sino a qualche giorno fa, quando la stessa Ineos Grenadiers, per voce di dirigenti e tecnici dello squadrone britannico, ha smentito seccamente queste voci. L'asso colombiano è arrivato in Europa lo scorso 20 aprile, è salito in quota ad Andorra assieme ad alcuni compagni di squadra e poi ha continuato ad allenarsi nella sua base europea, sulle salite attorno a Monte-Carlo.

Enzo Vicennati, prima firma del portale bici.PRO, ha approfondito i numeri caricati su Strava dallo stesso corridore, di fatto il favorito numero 1 per la prossima corsa rosa assieme a Simon Yates. E il contributo nella ricerca è arrivato da Paolo Alberati, ovvero colui che ha avviato la carriera di Bernal verso il mondo del professionismo; secondo lo stesso ex corridore umbro, da tempo stabilitosi in Sicilia, i dati parlano chiaro e indicano un Egan in ottima forma. “Ho chiamato Andrea Bianco e mi sono fatto raccontare qualcosa – ha spiegato Alberati nell'intervista, riferendosi al tecnico italiano che ha guidato Bernal nella nazionale colombiana di MTB – Anche lui ha la sensazione che non sia per nulla malandato; nel giro del 2 aprile, Egan ha fatto una salita che scollina a 3.355 metri e nella prima parte, la più dura, ha fatto anche il Kom salendo a 329 watt medi.

Poi, il 7 aprile, ha fatto 164 chilometri con un dislivello di 3.432 metri e sulla salita di Pacho, dove pure non ha fatto il record, è salito per un breve tratto a 7,17 watt/kg. Ha fatto un'ora a 300 watt medi da quota 2.000 a 3.300 metri: col mal di schiena sarebbe impossibile”.

Il campione sudamericano, sino al 18 aprile, ha continuato ad allenarsi facendo delle “triplette”, poi arrivato in Europa ha fatto due uscite sui 50 km come supercompensazione. Dopo il lavoro ad Andorra, scendendo a Monaco sono stati ridotte le distanze per fare lavori di rifinitura verso il Giro. Spiega ancora Alberati: “Mercoledì scorso (28 aprile), sul Col de Turini, ha piazzato il secondo tempo assoluto dietro Richie Porte e si vede dai parziali che Egan ha fatto lavori specifici, probabilmente dei 20-40 e 30-30. A me sembra la preparazione di un atleta in linea con il Giro d'Italia; in Colombia ha fatto volumi notevoli e la sensazione rispetto al Tour of the Alps è che il team abbia voluto avvicinare i benefici dell'altura al Giro.

Conoscendo la biologia dei colombiani, che dopo quattro settimane circa a livello del mare si normalizzano, avranno voluto essere certi di essere al Giro davvero al top. Gli stessi giorni ad Andorra gli hanno permesso di raggiungere delle quote e dei dislivelli che a Monaco non sarebbero stati possibili”.

E allora, Egan Bernal sembra davvero pronto per il suo primo assalto alla maglia rosa...

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