Elia Viviani a cuore aperto: "La Cofidis, i sogni Sanremo e Gand, ma un Tour come il Giro 2018..."

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Stradal'intervista

Elia Viviani a cuore aperto: "La Cofidis, i sogni Sanremo e Gand, ma un Tour come il Giro 2018..."

Il campione europeo si è raccontato a "Suiveur" nel ritiro di Livigno: dai prossimi obiettivi, con la Classicissima nel mirino, al ruolo di Consonni e alle esperienze che l'hanno formato.

A cuore aperto, dimostrando la consueta lucidità, capacità d'analisi e consapevolezza.

Elia Viviani si è confessato al collega Stefano Zago di “Suiveur” (l'intervista completa su suiveur.it), che l'ha raggiunto nel ritiro di Livigno dove il campione veronese sta preparando in altura il ritorno alle corse. Tra passato, grandi modelli (“Cipollini, Boonen e Petacchi, ma se devo scegliere dico Re Leone”) e un futuro ancora da scrivere, visto che a 31 anni il velocista della Cofidis si sente al top, “e penso che i prossimi anni siano i migliori per raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato”.

Il primo è la Milano-Sanremo del prossimo 8 agosto, poi un grande Tour de France dopo il primo successo di tappa alla Grande Boucle, conquistato nell'edizione 2019: “Al Tour vorrei tornare a vivere quello che ho vissuto al Giro 2018: essere protagonista per tre settimane, vincere più volate degli altri velocisti e, magari, vincere la maglia verde - le parole di Elia - Arrivando alle classiche: un velocista può vincerne cinque, sei. A me mancano solo Gand-Wevelgem e Milano-Sanremo: le più difficili da vincere, ma anche le più prestigiose”.

Ancora da definire se Viviani tornerà al Giro d'Italia oppure no, con una variante legata alle classiche del nord, dalla Gand alla possibilità di “testarmi con il Giro delle Fiandre, una gara che ho sempre sentito, anche da spettatore. So benissimo che è una gara difficilissima per un velocista, ma quello che fa Kristoff mi è sempre piaciuto e vorrei imitarlo. Non so ancora se farò le classiche o il Giro d'Italia, ma l'idea c'è. Sul lungo termine, invece, non posso non parlare delle Olimpiadi di Tokyo come obiettivo nel 2021”.

Rimpianti in carriera? Uno solo... “Il Mondiale di Doha 2016, visto che mi trovavo nei 25 che si sono giocati la maglia iridata, ma avevo i crampi e non ho il rammarico di non avercela fatta, ma che si corresse su un percorso così adatto proprio nell'anno olimpico. Con la preparazione svolta per Rio, non ero al top per il campionato del mondo e quelle sono occasioni che capitano raramente”.

Se Fabio Sabatini è il pesce-pilota che ormai lo supporta da anni, pur alternandosi ad altri uomini come Richeze ai tempi della Quick-Step, Viviani parla di Simone Consonni come “uno dei giovani più talentuosi. Sono sicuro che potrà essere uno degli ultimi uomini più importanti del mondo ma, per arrivare a quei livelli, deve acquisire esperienza. Deve guardare come Morkov mi ha fatto vincere tante volate, come Richeze faccia vincere ogni velocista che gli si mette a ruota. Questo gli servirà per i movimenti, per le accelerazioni, per il controllo delle situazioni. Lavorandoci come ci stiamo lavorando, sono certo che sarà uno dei corridori che farà la differenza nelle mie prossime vittorie”.

La scelta della Cofidis è stata certamente coraggiosa, avendo lasciato il team più vincente al mondo dopo due anni meravigliosi: “La Quick-Step è un ambiente familiare con una sensibilità rara verso gli atleti ed i loro risultati. Quando si vince si vince tutti, quando si perde si perde tutti, ma già dalla sera si è pronti a programmare con serenità il giorno seguente. Credo che la coesione tra gli atleti lo dimostri: Viviani che tira per i leader in salita e Alaphilippe che tira le volate a Viviani. E' rimasto un ottimo rapporto con tutti; Bramati in quegli anni è stato il miglior direttore sportivo che potessi avere, eccellente motivatore, a tratti un amico. Diciamo che se il Team Sky, a livello di professionalità e competenza, è inarrivabile, per un atleta che sta via da casa 210 giorni all'anno, l'ambiente della Quick-Step è quello che ci vuole.

Ora in Cofidis sta succedendo qualcosa che non era mai successo prima nella mia carriera: sette corridori che corrono per me, è una grande sicurezza e credo che questo sia l'ennesimo passo verso il raggiungimento degli importanti traguardi che ancora non ho raggiunto”.

Elia ha ricordato la scomparsa del suo ex direttore sportivo Nicolas Portal, che ad inizio marzo è morto a causa di un arresto cardiaco: “Ero con il mio procuratore Giovanni Lombardi e non ci potevo credere. Nicolas era semplicemente il migliore in casa Sky, un tecnico e una persona eccezionale”.

Per questo 2020 così particolare, dove Viviani dovrà difendere il suo titolo di campione europeo, nella rassegna continentale che prevede la gara su strada a Plouay il prossimo 26 agosto, c'è un altro sogno: “Spero ovviamente di poter portare ancora un anno la maglia di campione europeo, altrimenti l'avrei indossata e goduta davvero poco, ma se devo essere sincero vorrei rivincere il campionato italiano. Non so perché, ma l'ho sentito di più”.

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