L'assurda squalifica al Fiandre e il messaggio di Michael Schaer. "Cara UCI, quelle borracce sono un simbolo"

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Stradail caso

L'assurda squalifica al Fiandre e il messaggio di Michael Schaer. "Cara UCI, quelle borracce sono un simbolo"

L'esperto corridore svizzero, cacciato a 100 km dalla conclusione per aver lanciato una borraccia in zona vietata (ma l'ha fatto volutamente dov'erano presenti spettatori), ha ricevuto la solidarietà di colleghi e addetti ai lavori. E stamattina ha lanciato un messaggio, tutto da leggere.

Una squalifica considerata assurda da tutto l'ambiente del ciclismo, addetti ai lavori e colleghi, dal ct azzurro Davide Cassani ad un veterano del gruppo come André Greipel. Ieri Michael Schaer è stato costretto ad abbandonare il Giro delle Fiandre a 100 km dalla conclusione, dopo aver lanciato una borraccia a terra fuori dalle “green zone” e quindi punito dalla giuria di gara, com'era accaduto il giorno precedente al GP Miguel Indurain allo statunitense Kyle Murphy, secondo le nuove regole in vigore dallo scorso 1° aprile.

Certo, le regole sono fatte per essere rispettate, ma nel caso del 34enne corridore dell'AG2R Citroen, parliamo davvero di un episodio in totale buonafede, visto che Schaer ha atteso di trovarsi in un tratto con spettatori a bordo strada prima di liberarsi di una borraccia che, lo sanno bene gli appassionati, è uno dei ricordi più belli da conservare per chi li riceve direttamente dai corridori. Questa mattina, a mezzo social, il passistone svizzero ha lanciato un messaggio chiaro, rivolto all'UCI, che dice tutto dello spirito di quel gesto. “I miei genitori hanno accompagnato me e mia sorella al Tour de France del 1997, sulle montagne del Jura – le parole di Schaer – Abbiamo aspettato lì per ore in mezzo alla folla, poi finalmente è arrivata la carovana pubblicitaria e abbiamo preso tutti dei dolcetti.

Più tardi sono arrivate le prime moto della polizia e l'elicottero sopra di noi, proprio questa atmosfera elettrizzante del gruppo che si avvicinava stava cambiando la mia vita. Sono rimasto impressionato dalla velocità e dalla facilità con cui questi corridori guidavano le loro biciclette. Non volevo nient'altro nella mia vita che diventare io stesso un ciclista professionista. Da quel momento in poi sono stato guidato da un sogno; oltre a questa impressione, ho ricevuto una borraccia da un corridore.

Questo piccolo pezzo di plastica ha completato la mia “dipendenza” dal ciclismo. A casa, quella borraccia mi ricordava ogni giorno qual era il mio sogno. Ogni giorno era un vero orgoglio avere quella borraccia gialla del Team Polti.

Ora sono uno di questi professionisti che gareggiano tra tutti gli spettatori felici – continua il suo messaggio - Nei momenti tranquilli della corsa tengo sempre la mia borraccia vuota finché non vedo dei ragazzi vicino alla strada. Quindi la lancio delicatamente proprio dove possono prenderla in sicurezza. Due anni fa ho regalato una borraccia a una ragazza vicino alla strada; i suoi genitori mi hanno detto che lei non era solo felice per un giorno, ma ne parla ancora e forse un giorno anche lei diventerà ciclista.

Questi sono i momenti per cui amo il nostro sport. Nessuno potrà mai portarcelo via”.

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