La Vuelta di Roglic, delle conferme di Mas e del saluto finale di Aru. "Grazie ciclismo, un viaggio splendido"

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La Vuelta di Roglic, delle conferme di Mas e del saluto finale di Aru. "Grazie ciclismo, un viaggio splendido"

Le voci dopo la conclusione del terzo GT stagionale, con lo sloveno "felice anche e soprattutto per i miei compagni". Il sardo ha concluso la carriera con il sorriso.

Il tris di Primoz Roglic, la conferma di Enric Mas, il sogno di Jack Haig e l'addio di Fabio Aru.

E' stata una Vuelta Espana divertente e ricca di situazioni, non ultima il clamoroso ritiro di Miguel Angel Lopez nel corso della penultima tappa, ma che alla fine ha dominato il fenomeno sloveno della Jumbo-Visma. Un tris in maglia rossa, sigillato dal poker di tappe con l'ultima perla domenica sera nella cronometro di Santiago de Compostela, per il campione olimpico contro il tempo che ha conquistato la sua terza Vuelta consecutiva. “Sono felice per me stesso, ma anche per i ragazzi che mi circondano – ha dichiarato Roglic nel corso dei festeggiamenti post corsa – A volte si vince con tanto margine, a volte con poco, ma è sempre divertente così come provare a vincere anche l'ultima tappa.

Mi sentivo bene, ma dopo tre settimane è stata comunque molto dura”.

Enric Mas ha concluso a quasi 5 minuti da “Rogla”, cogliendo un'altra piazza d'onore nel GT di casa dopo quello del 2018. Sino al tappone di Lagos de Covadonga, il maiorchino del Team Movistar era molto vicino a Roglic, ma la caduta patita il giorno precedente è stata pesante per il rendimento nelle ultime frazioni di montagna. “Dobbiamo essere felici di questo risultato, considerato che siamo arrivati alla fine solo in quattro con tre compagni di squadra finiti in ospedale dopo aver dato tutto per supportarci.

Nonostante tutto, mi sento abbastanza bene e mi piacerebbe partecipare alle classiche italiane di fine stagione – spiega ancora Mas – Sono gare dove penso di poter fare bene, vorrei chiudere con altri buoni risultati”.

Per Jack Haig, il primo podio in un grande giro arriva all'alba dei 28 anni (festeggiati proprio oggi), dopo aver perso ogni chance al Tour per la frattura della clavicola rimediata alla terza tappa. Sulla strada, l'australiano è diventato il capitano di una Bahrain-Victorious ancora una volta strepitosa. “E' incredibile quanto siamo riusciti ad ottenere – ha detto nel post corsa il secondo corridore del suo paese a salire sul podio della Vuelta dopo Cadel Evans – Ho dimostrato che, se tutto va nel verso giusto, posso giocarmi le mie carte anche in un grande giro, è un'immensa soddisfazione”.

E poi c'è Fabio Aru, abbracciato da famiglia e staff della Qhubeka, che l'ha accompagnato nell'ultima corsa della carriera, visto che dopo il podio a Burgos, lo scalatore sardo aveva deciso che sarebbe stata la Vuelta, conquistata nel 2015, la gara per salutare l'agonismo. Non sono arrivati squilli in termini di piazzamenti, pur avendoci provato più volte con qualche fuga da lontano, ma l'addio al ciclismo è senza rimpianti. “Il ciclismo mi ha dato tanto ed è stato un viaggio meraviglioso – ha detto Fabio con il sorriso al termine della sua crono – Ho dato il massimo e mi sono tolto grandi soddisfazioni, era arrivato il momento e sono convinto della mia scelta”.

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