I 4 secondi tra Kasia e Demi non sono da record, ma è stata una sfida indimenticabile nata da... una caduta

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Le Tour de France Femmes

Stradatour de france femmes 2024

I 4 secondi tra Kasia e Demi non sono da record, ma è stata una sfida indimenticabile nata da... una caduta

Niewiadoma e Vollering hanno regalato un finale leggendario per il Tour de France Femmes (con Rooijakkers terzo incomodo a sfiorare il colpaccio), ma la responsabilità della SD Worx sul mancato bis della fuoriclasse olandese, che dal 2025 correrà per la FDJ-Suez, è enorme. La polacca in giallo: "Non mi sembra ancora vero...".

Qualcuno l'ha definita la tappa più bella nella storia dei grandi giri, settore maschile compreso, e facciamo fatica a dargli torto perchè quanto visto domenica pomeriggio, nei 55 km finali tra il Col du Glandon e un'altra vetta mitica come l'Alpe d'Huez, sempre sul filo dei secondi per la conquista del Tour de France Femmes (edizione numero 3 nella nuova era targata ASO), è stato clamoroso.

Gran parte del merito non può che essere attribuito a Demi Vollering, l'eroina vincitrice e al tempo stesso sconfitta, avendo perso la possibilità della seconda maglia gialla consecutiva dopo il dominio del 2023 per la miseria di 4 secondi. Un duello, quello con Kasia Niewiadoma che ha conquistato a 29 anni la prima grande corsa a tappe della carriera, nato sostanzialmente dalla caduta di “Deminator” nella quinta frazione, quella di Amnéville, quando i quasi 2 minuti persi (abbuoni compresi) dalla polacca della Canyon-SRAM, che era la sua rivale designata per questo Tour, hanno ribaltato completamente la situazione che l'olandese della SD Worx aveva già nelle sue mani una volta dominata la cronometro di Rotterdam, nella Grande Boucle che partiva dal suo paese e aveva preparato in ogni dettaglio per mesi.

La SD Worx, appunto, l'unica vera sconfitta di una corsa che lo squadrone pigliatutto ha gestito malissimo, specialmente in quel giorno di Amnéville che ha cambiato tutto, avendo di fatto abbandonato la maglia gialla per vincere la tappa con Blanka Vas ma, soprattutto, non aver fermato immediatamente neppure Wiebes, Bredewold e le altre compagne in zona, con le dichiarazioni del post gara che sono state pure peggio.

Vollering le ha provate tutte ed è arrivata ad un soffio dalla clamorosa impresa, con 53 km di fuga con la sola Pauliena Rooijakkers incollata, quasi sempre a ruota e che a sua volta ha “rischiato” di vincere il Tour, concludendo poi seconda di tappa all'Alpe d'Huez e terza nella generale.

I 4” tra Niewiadoma e Vollering non sono da libri di storia nel senso che il distacco minimo, compreso il Tour maschile (dove reggono gli 8 indimenticabili secondi del 1989 tra Lemond e Fignon col clamoroso sorpasso nella cronometro di Versailles), a livello di grandi giri è quello della Grande Boucle femminile del 1991. In quel caso, fu derby olandese con Astrid Schop che resistette per 2” a Leontien Van Moorsel.

Demi perse per un soffio, 9 secondi dalla connazionale Annemiek Van Vleuten, anche la Vuelta 2023 e pure in quel caso con mille rimpianti, attaccata in pianura in una tappa “tranquilla” dopo aver fatto un pit stop fisiologico: staccò la rivale verso Lagos de Covadonga nella frazione conclusiva, non bastò come nel caso di ieri, dove inoltre i problemi fisici causati dal crash di tre giorni prima hanno inciso. “Se penso a dove avrei potuto trovare quei 4 secondi, magari rialzandomi prima dopo la caduta, oppure vincendo lo sprint di Liegi o attaccando prima nella tappa di sabato, divento solo più triste – le parole della campionissima orange, che punterà forte sul Mondiale di Zurigo a fine settembre, quasi in casa per lei che vive in zona – E' stata una sfida con me stessa, la schiena mi faceva male e sono molto orgogliosa di essere andata così a fondo per provare a vincere”.

Nel 2025, Vollering passerà alla FDJ-Suez (manca solo l'annuncio) e anche il “fattore mercato”, probabilmente, ha inciso negli equilibri della SD Worx, mentre la Canyon-SRAM è stata compatta, fenomenale proprio nella “famosa” giornata di Amnéville con Dygert a lanciare Niewiadoma e, pur soffrendo in montagna (anche ieri nessuna è rimasta al fianco della polacca dal Glandon in poi), ha portato a casa la corsa. “Non mi sembra vero, non credo di avere ancora compreso del tutto la cosa – le parole di Kasia ancora un paio d'ore dopo il trionfo, nella serata vissuta all'Alpe d'Huez – È una sensazione travolgente, è stata una battaglia incredibile e per me sono state delle montagne russe dal punto di vista emotivo.

Sul Glandon non mi sentivo bene, ma alla fine della discesa, dopo aver mangiato e bevuto, ho iniziato a stare meglio. Poi ho avuto fortuna nel trovare Lucinda Brand nel gruppetto (con l'olandese che lavorava per Gaia Realini, ndr), a quel punto è scattato qualcosa e sono tornata ad avere il mio ritmo”, non perdendo quasi nulla da Vollering e Rooijakkers nella scalata finale.

E ancora: “L'ultimo chilometro è stato pazzesco e infernale. Non so bene cosa sentissi nel momento in cui ho tagliato il traguardo. Nelle corse devi avere buone gambe e devi muoverti in maniera intelligente, ma ti serve anche che le cose vadano nella tua direzione. Io ho avuto in passato tanta sfortuna e tante vittorie mancate per poco, ma la mia squadra mi ha sempre sorretto e ha continuato a credere in me. Non riesco a credere di aver vinto il Tour de France”.

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