Ecco il Giro 2023: 5 arrivi duri, 3 crono (con la terribile scalata al Lussari) e tante chances per i velocisti

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Ecco il Giro 2023: 5 arrivi duri, 3 crono (con la terribile scalata al Lussari) e tante chances per i velocisti

Presentata a Milano l'edizione numero 106 della corsa rosa, in programma dal 6 al 28 maggio 2023: Lago Laceno e Campo Imperatore le prime insidie, ma ci saranno oltre 70 km contro il tempo che strizzano l'occhio all'iridato Evenepoel. Da Crans-Montana al Bondone, sino alla Val di Zoldo e al tappone con le Tre Cime di Lavaredo, le salite comunque non mancano.

Un Giro d'Italia duro, ma anche equilibrato e con il ritorno di tre cronometro come nel 2020, per l'edizione numero 106 della corsa rosa che oggi si è svelata al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano.

Si conoscevano già molti dettagli del Giro 2023, in programma da sabato 6 a domenica 28 maggio, ma vedendolo nella sua completezza, si intuisce di un percorso che, nonostante 70,6 km contro il tempo, propone tante difficoltà altimetriche e tappe lunghe nei giorni più importanti, con 5 arrivi in salita che, in realtà, sono 6 con il primo traguardo impegnativo previsto al quarto giorno a Lago Laceno.

Campo Imperatore, il primo “tappone” alla 13esima verso Crans-Montana, in Svizzera, poi il Monte Bondone all'inizio dell'ultima settimana precedendo il trittico tra Val di Zoldo, Tre Cime di Lavaredo e la storica cronoscalata friulana al Monte Lussari, prima di volare tutti a Roma per il ritorno nella capitale dopo 5 anni. Tante però anche le occasioni per le ruote veloci, dalle 6 alle 8 frazioni, e giornate di media montagna molto insidiose tra Melfi, Fossombrone e Bergamo su tutte, oltre al ritorno a Napoli.

Se il campione in carica Jai Hindley sembra indirizzato verso l'esordio al Tour de France (che verrà presentato il prossimo 27 ottobre), l'uomo più atteso al via è Remco Evenepoel: il campione del mondo non ha ancora sciolto la riserva, ma una sua seconda partecipazione dopo quella del 2021, e questa volta in maglia iridata partendo per vincere, appare decisamente probabile così come quella di Primoz Roglic, nel primo Giro dopo quasi 15 anni dove al via non ci sarà Vincenzo Nibali, che il Giro l'ha conquistato due volte.

Si comincerà quindi dall'Abruzzo, con la cronometro iniziale di 18,4 km lungo la costa dei trabocchi, da Fossacesia Marina ad Ortona con gli ultimi 1200 mt in salita. Prima chance per i velocisti il giorno successivo, con i 204 km da Teramo a San Salvo, poi un arrivo subito insidioso a Melfi per una terza tappa (con partenza da Vasto) con l'ascesa ai Laghi di Monticchio e solo gli ultimi 20 km tra discesa e pianura.

Quarto giorno di corsa, partendo da Venosa, e primo arrivo in salita, seppur non “ufficiale”, visto che ci saranno 4,5 km dallo scollinamento a Colle Molella (con 3 km centrali molto duri, sopra al 9%) al traguardo di Lago Laceno, dove nel 2012 si impose per l'ultima volta Domenico Pozzovivo. Sprinter attesi protagonisti per la quinta frazione, tutta campana da Atripalda a Salerno, poi ecco la riproposizione di un circuito attorno a Napoli come nel 2021, ma scalando questa volta il Valico del Chiunzi (tristemente famoso per la caduta di Pantani nel Giro 1997), lontano però dal traguardo e con un'altra grande possibilità per le ruote veloci.

La tappa più lunga sarà la settima, 218 km da Capua al Gran Sasso d'Italia, arrivando di nuovo agli oltre 2100 mt di Campo Imperatore come nel 2018 (quando esultò Simon Yates): si sale a Roccaraso, poi a Calascio prima dell'interminabile ascesa conclusiva di 26,5 km al 3,5%, anche se quelli che contano sono gli ultimi 4,5 km sopra all'8%. Non durissima, ma farà la prima selezione in questo Giro.

Giornata da “trappoloni” all'ottavo giorno, lungo i 207 km da Terni a Fossombrone: Monte delle Cesane farà male, ancor di più il doppio muro dei Cappuccini, 2 km oltre il 10% e la seconda volta con lo scollinamento a poco meno di 6 km dalla linea d'arrivo. La nona tappa, ultima prima del riposo numero 1, sarà la seconda cronometro individuale di questa corsa rosa, 33,6 km completamente pianeggianti da Savignano sul Rubicone a Cesena.

La ripartenza dall'Emilia, con Scandiano che ospiterà lo start di una decima frazione che terminerà, dopo 190 km, in quel di Viareggio: la prima metà è quasi tutta in lieve ascesa sull'Appennino, ma le pendenze sono decisamente morbide e c'è tutto lo spazio, per le squadre dei velocisti, di chiudere sulla probabile fuga che si formerà.

Scenario simile per l'11^, 218 km da Camaiore a Tortona con il Bracco e la Colla di Boasi nella prima parte, ma gli ultimi 75 km propongono ben poche difficoltà, a parte la Castagnola (3 km attorno al 6%) ai -45. Da Bra a Rivoli (179 km) per la dodicesima giornata di corsa, occasione per gli attaccanti con il Colle Braida (11 km sul 6,5% di pendenza media) che terminerà quando mancheranno 28 km all'arrivo, tra discesa impegnativa e pianura finale.

Tappone vero, il primo alpino di questo Giro n° 106, alla 13esima tappa: sono 208 km da Borgofranco d'Ivrea a Crans-Montana, con il Gran San Bernardo (oltre 34 km al 5,5%) che sarà Cima Coppi, a quota 2469 mt. La salita più dura di giornata, però, è la Croix de Coeur, sopra a Verbier già in territorio svizzero, con 15,4 km al 9%: in vetta mancheranno ancora 60 km e in fondo alla discesa ce ne saranno quasi 25 di fondovalle. Ecco quindi che i big potrebbero arrivare tutti assieme sotto all'erta conclusiva che porta a Crans-Montana, poco più di 13 km al 7,2% di media, abbastanza regolare.

La seconda settimana terminerà con la Sierre-Cassano Magnano (194 km), rientrando in Italia tramite il Passo del Sempione, dalla cui vetta mancheranno ancora 140 km all'arrivo e non ci saranno più difficoltà (sfida tra fuggitivi e team degli sprinter?), e la Seregno-Bergamo, 15esima tappa da 191 km con Valcava, Selvino e Roncola, le salite storiche di quel territorio che precederanno il gran finale sulla Boccola, nel cuore di Bergamo Alta con scollinamento dell'ultimo strappo, che ha caratterizzato tante edizioni del Giro di Lombardia, a soli 3 km dal gong.

Secondo giorno di riposo il 22 maggio ed ecco la settimana decisiva: 16esima frazione da Sabbio Chiese al Monte Bondone (198 km), salendo il durissimo Santa Barbara, poi verso Serrada e infine da Aldeno per i 21,4 km conclusivi: la media è del 6,7%, ma negli ultimi 10 km non si scende quasi mai rispetto al 9%, a parte nei 1500 mt finali che spianano.

Abbastanza lunga anche la 17esima tappa, 192 km da Pergine Valsugana a Caorle, ma senza alcuna difficoltà altimetrica.

Infine il trittico della verità: giovedì 25 maggio con la Oderzo-Val di Zoldo (160 km), scalando in un finale durissimo Forcella Cibiana (ultimi 5 km vicini al 10%), poi verso Zoldo Alto con quasi 6 km sopra al 10% di media, per scollinare a soli 5 km da Palafavera, con gli ultimi 2500 mt di nuovo all'insù.

Il tappone più atteso è certamente quello dolomitico da Longarone, per tornare sui luoghi del dramma del Vajont a quasi 60 anni di distanza, alle Tre Cime di Lavaredo: 182 km con i passi della leggenda, dal Campolongo al Valparola sino al durissimo Giau, 10 km al 9,3% e scollinamento ai -40. Picchiata su Cortina, poi il Tre Croci, il falsopiano verso Misurina e gli iconici 4 km conclusivi, vicini al 12% di media.

Sabato 27 maggio la grande novità della cronoscalata da Tarvisio al Monte Lussari, nel cuore del Friuli: i primi 11,3 km saranno piatti, gli ultimi 7,3 terribili, al 12,1% di media ma, sino ai -2, con la strada sempre sopra al 15% di pendenza.

Lassù conosceremo il vincitore del Giro 2023, poi tutti in volo verso Roma, con i 115 km del circuito attorno a Piazza del Popolo, per la volatona che chiuderà la prossima edizione, cinque anni dopo l'ultima tappa disputata nella capitale.

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