Il Giro di Roglic, ma anche di Milan, Pinot, dello "sconosciuto" Gee. Le delusioni? Gaviria e Carthy

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Stradagiro d'italia 2023

Il Giro di Roglic, ma anche di Milan, Pinot, dello "sconosciuto" Gee. Le delusioni? Gaviria e Carthy

Il bilancio della corsa rosa, con la solidità di Thomas, Almeida e Caruso, mentre le due tappe di Denz salvano la Bora-Hansgrohe. L'Italia chiude con quattro successi e la maglia ciclamino della rivelazione Jonathan Milan.

Con lo sprint vincente di Mark Cavendish lungo i Fori Imperiali a Roma, si è concluso un Giro d'Italia che ci ha regalato pioggia, tanta sfortuna per alcuni dei big più attesi, Evenepoel e Geoghegan Hart su tutti, ma anche spettacolo nell'ultima settimana sino al ribaltone firmato da Primoz Roglic nella cronoscalata del Lussari.

Lo sloveno non può che essere tra i promossi di questa edizione n° 106, decisamente meno la sua Jumbo-Visma che, certo al netto dei problemi della vigilia con le varie positività al Covid che hanno tagliato fuori uomini fondamentali come Foss e Gesink (ma anche Tratnik per l'incidente stradale della vigilia), è stata tutt'altro che una corazzata a parte un paio di grandi giornate in salita per Sepp Kuss, decisivo in particolare nel “salvataggio” del suo capitano lungo le rampe del Monte Bondone.

La Ineos Grenadiers non ha vinto tappe, ha concluso la corsa con cinque uomini tra cadute (Geoghegan Hart, che a quel punto forse era addirittura il principale candidato alla maglia rosa finale, ma anche Sivakov) e il Covid che ha colpito Filippo Ganna prima della cronometro di Cesena, ma il 2° posto di Thomas, al di là della beffa finale, salva comunque il bilancio con altri due uomini, Arensman e De Plus, pure in top ten.

Thibaut Pinot è stato splendido nel suo ultimo Giro: non ha portato a casa il successo di tappa che tanto avrebbe voluto, secondo a Crans-Montana e in Val di Zoldo, ma la maglia azzurra dei GPM e il 5° posto nella generale sono da applausi.

Giudizio più o meno unanime, tra gli addetti ai lavori, sulla rivelazione in assoluto della corsa rosa 2023: nessuno si poteva attendere un Jonathan Milan a questi livelli, capace di dominare la prima volata e poi, nelle altre quattro di gruppo andate in scena prima di Roma (dove proprio non ne aveva più e ha chiuso 14°), concludere sempre al secondo posto, con due rimonte folli in quelle di Tortona e Caorle, a pochissimi centimetri dal bis.

Un rendimento valso la conquista della maglia ciclamino, a 22 anni e senza un vero treno a disposizione, lui che era a forte rischio di mancata convocazione da parte della Bahrain-Victorious, che puntava su tre capitani per la classifica e, tra l'altro, vedrà il friulano quasi certamente andarsene a fine 2023, quando il suo contratto scadrà e la Trek-Segafredo potrebbe e dovrebbe essere la sua prossima meta.

A proposito di piazze d'onore, ne ha ottenute quattro (ma sono sei considerando anche le classifiche a punti e dei GPM) un favoloso Derek Gee: il 25enne canadese in forza alla Israel è arrivato quasi da sconosciuto a questo Giro, ma ha avuto un rendimento costante sulle tre settimane e soprattutto su più terreni. Nella tappa dei muri di Fossombrone l'ha staccato solo uno scatenato Ben Healy, a Viareggio un'altra fuga portata all'arrivo e Cort Nielsen a fulminarlo allo sprint, poi a Cassano Magnago non è bastata la rimonta su Nico Denz, infine alle Tre Cime di Lavaredo, dopo aver concluso pure quarto il giorno prima in Val di Zoldo, secondo su un arrivo durissimo solo ad uno scalatore puro come Santiago Buitrago.

Ottimo anche il Giro d'Italia del Team UAE Emirates: solidissimo Joao Almeida, al primo podio in un GT e finalmente vincente sul Bondone, ma pure i successi parziali con la volata di Ackermann a Tortona e la stoccata di McNulty a Bergamo.

La Bora-Hansgrohe ha deluso coi capitani, tra Vlasov ritirato per Covid e Kamna sì alla prima top ten in GC, ma decisamente anonimo (sarebbe stato forse meglio sfruttarlo per le sue caratteristiche da attaccante nato, con tutte le fughe arrivate e la sua qualità c'erano tante chances): ci ha pensato Nico Denz a far sorridere i tedeschi, con due tappe centrate.

L'Italia è la nazione che ha vinto di più con quattro frazioni portate a casa: oltre a quella di Milan, un'altra volata con Dainese (date spazio a questo ragazzo, al bis di Reggio Emilia 2022), la fuga vincente di Davide Bais a Campo Imperatore e una delle note più liete, assieme a “Mr. Garanzia” Damiano Caruso, gran 4° nella generale dopo il podio del 2021.

Parliamo di Filippo Zana, che ha colto il suo primo successo di tappa in un GT battendo Pinot in Val di Zoldo, ma soprattutto, a parte chiudere 18° nella generale (secondo italiano) fungendo da gregario di Eddie Dunbar, supportato in maniera fenomenale specialmente al Bondone, di aiuto alla sua squadra, la Jayco-Alula (che si è presa il 7° posto in classifica e ha vinto due frazioni, promossi gli australiani), a partire da quanto fatto nella 3^ tappa portata a casa da Matthews a Melfi, quando il vicentino in maglia tricolore fu straordinario in salita per scremare il gruppo.

E i bocciati? Tolti coloro che non hanno potuto continuare a lottare per il risultato prefissato, tra cadute, virus e quant'altro, è stato decisamente sotto le attese (seppur sfortunato con un paio di cadute importanti) Fernando Gaviria, forse lo sprinter con maggior caratura alla vigilia e rimasto a secco pure di podi di tappa.

Per quanto riguarda la classifica, invece, male Hugh Carthy, che aveva propositi bellicosi di podio e non solo, stando alle sue dichiarazioni, ma si è ritirato a due tappe dalla fine quando era solo da top 15 senza mai brillare, e Jack Haig, con l'australiano che era stato designato primo leader della Bahrain-Victorious, ma esce da un altro GT deludente, dopo i ritiri (causa cadute) dagli ultimi due Tour de France.

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