Il documentario "Lance" fa già discutere: "Voi italiani avete ucciso Pantani"

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Stradala storia

Il documentario "Lance" fa già discutere: "Voi italiani avete ucciso Pantani"

Armstrong e la sua storia di doping, tra ammissioni e verità parziali. L'attacco a Basso e le scuse a Simeoni...

Un documentario in due puntate, semplicemente... “Lance”. Fa già discutere la produzione ESPN dedicata al mito del ciclismo poi caduto in pezzi, dai 7 Tour de France consecutivi vinti a tutti i titoli cancellati, con decine di milioni di dollari persi dopo quel procedimento doping che ha rovinato la carriera e la vita di Lance Armstrong.

Dopo la confessione a Oprah Winfrey, nel gennaio 2013, ammettendo di aver fatto uso di sostanze dopanti in tutto il periodo che dal 1999 al 2005 l'ha portato a dominare la corsa più importante al mondo, il texano ha aggiunto ulteriori particolari, anche se in molti (a partire da ex compagni di squadra come Tyler Hamilton) parlano di mezze verità e soprattutto di nomi che non sono emersi neppure negli anni a venire. “Se ho avuto il cancro nel 1996 a causa del mio ricorso al doping? Non posso escluderlo – ha spiegato Armstrong nel documentario – Ho cominciato a farne uso già a 21 anni, nel 1992, ma solo con l'EPO c'è stato il salto di qualità”.

Un'epoca nera del ciclismo e dello sport in generale, chiaramente una sorta di alibi il “lo facevano tutti”. “Vedo però tante disparità di trattamento per ex atleti che hanno confessato l'utilizzo di sostanze vietate, ad esempio in Germania viene considerato un idolo Erik Zabel, mentre Jan Ullrich è stato criminalizzato”. Poi la stilettata a Ivan Basso, “che fa parte del mondo del ciclismo e viene ospitato in tv, nel frattempo gli italiani hanno ucciso Marco Pantani”.

Non ha tardato ad arrivare la replica dello stesso varesino, due volte vincitore del Giro: “Sono sorpreso dalle parole di Lance, che mi ha aiutato quando mia madre si era ammalata e io stesso ebbi il problema nel 2015 – le parole di Basso – Io ho pagato per quanto successo”.

Armstrong si è invece scusato con Filippo Simeoni, il corridore laziale che umiliò al Tour de France 2004, raggiungendolo in fuga per dargli un segnale dopo le dichiarazioni del corridore italiano nei confronti di Michele Ferrari, il discusso medico che seguiva proprio il texano. “Gli ho rovinato la vita”, dichiarazioni che hanno portato lo stesso Simeoni a dichiarare che “anche Armstrong meriterebbe una seconda chance nel mondo del ciclismo”.

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