La Vuelta dei record in casa Jumbo-Visma, ma il dominio dei "calabroni" fa discutere gli appassionati

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La Vuelta dei record in casa Jumbo-Visma, ma il dominio dei "calabroni" fa discutere gli appassionati

La scelta, maturata in seno al team olandese dopo l'Angliru, di lasciare Sepp Kuss in maglia roja verso il trionfo di domenica sera a Madrid, corona la favola dello statunitense e al tempo stesso ha subito tante critiche per aver impedito a Vingegaard e Roglic (in particolare allo sloveno) di giocarsela sino alla fine.

La Vuelta dei record della Jumbo-Visma, degli show di Remco Evenepoel e anche delle polemiche, che se nella prima settimana erano legate principalmente ai problemi organizzativi (con due tappe sostanzialmente cancellate per la lotta tra i big con le varie neutralizzazioni), nell'ultima si sono legate esclusivamente alle decisioni in seno allo squadrone che ha monopolizzato il podio finale.

Per la prima volta nella storia, la formazione di matrice olandese ha vinto tutti e tre i grandi giri nello stesso, tra l'altro con tre corridori differenti, chiudendo in Spagna sul primo, secondo e terzo gradino con Sepp Kuss, Jonas Vingegaard e Primoz Roglic (in questo caso, un primato condiviso con la KAS che ci riuscì nella Vuelta del 1966).

Sull'Angliru, quando Roglic e Vingegaard hanno staccato Kuss, con il danese arrivato a soli 8” dallo statunitense, la sensazione era che il management della Jumbo-Visma avesse deciso di lasciare liberi i due vincitori di Giro e Tour per provare a prendere la maglia roja del compagno.

Il giorno successivo, nell'ultimo vero tappone con la doppia scalata a La Cruz de Linares, è accaduto invece che i due capitani designati alla vigilia di questa 78^ edizione della corrida iberica, hanno scortato Kuss verso il trionfo. Come ammetterà qualche ora più tardi il 29enne di Durango, in sostanza si era deciso di “congelare” le posizioni dopo l'Angliru.

Giusto o sbagliato? Sul piano della riconoscenza, ma anche di quanto fatto dallo stesso “gregario di lusso” in questa Vuelta, rispondendo alla grande sul Tourmalet dopo una crono più che buona viste le sue caratteristiche, la scelta ci può anche stare, ma è chiaro che due campioni come Vingegaard e Roglic avrebbero meritato di giocarsela sino alla fine. Per il danese così non è arrivata la possibile doppietta Tour-Vuelta come riuscì a Chris Froome nel 2017, per lo sloveno il mancato poker nella “sua” corsa potrebbe essere un rimpianto, oltre che l'abbinata altrettanto storica con il Giro.

Nel 2024 saranno tutti ancora assieme, con le gerarchie tutte da capire soprattutto in chiave Tour fra Vingegaard e Roglic (anche se il due volte campione in carica della Grande Boucle partirà chiaramente con un vantaggio nelle scelte del team), ma soprattutto se le altre squadre saranno in grado, e l'unica sembra poter essere la UAE Emirates guidata da Tadej Pogacar, di lottare con gli scatenati “calabroni”.

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