Leknessund ancora in rosa dopo una tappa deludente, la dedica di Bais e l'emozione di Vacek

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Stradagiro d'italia 2023

Leknessund ancora in rosa dopo una tappa deludente, la dedica di Bais e l'emozione di Vacek

Al Giro tutti hanno paura di Evenepoel, che domenica potrà dare un'altra spallata nella cronometro in Romagna. Intanto, la Eolo-Kometa fa festa con il primo trionfo da pro del trentino che, a Campo Imperatore, ha coronato un sogno: "La inseguivo da tempo, ero andato in fuga solo per i punti ai GPM...".

Tra gli addetti ai lavori e i tifosi, la polemica si era già accesa a pochi km dall'arrivo, quando ormai si era capito che i big non si sarebbero mossi per la vittoria di tappa, concedendo spazio e gloria ai coraggiosi di giornata che, dopo quasi 215 km di fuga, si sono giocati il successo a Campo Imperatore.

Lo stesso Andreas Leknessund, che domani nella frazione con traguardo a Fossombrone indosserà la maglia rosa per il quarto giorno consecutivo, ha confessato dopo il traguardo nel cuore del Gran Sasso d'Italia che “si sarebbe aspettato una tappa più dura e complicata da gestire”, mentre Damiano Caruso non si spiega “perchè nessuno squadrone si sia voluto esporre, ma evidentemente a questo punto del Giro si vuole rimanere in controllo”.

Certo è che il “tappone” abruzzese di questa corsa rosa, seppur vada ribadito che Campo Imperatore è sì traguardo impegnativo anche per la quota, oltre 2100 mt, ma è pur sempre una salita con i soli 4500 mt conclusivi oltre l'8% di pendenza, visto che i 20 km e passa precedenti sono una sorta di falsopiano al 3-4%, ha deluso tutti tranne... Davide Bais e la Eolo-Kometa.

E' festa grande per la compagine guidata da Ivan Basso e Alberto Contador, al secondo hurrà al Giro d'Italia dopo quello, firmato nell'edizione 2021, da Lorenzo Fortunato sul “mostro” Zoncolan. Ed è la prima da professionista (ma non aveva mai vinto neppure da jr e U23) per un attaccante nato come Bais, classe '98 trentino che ha fatto festa anche assieme al fratello Mattia, che corre nello stesso team ed è presente pure a questo Giro 106. “Quando ho saputo per radio del successo di Davide, ho festeggiato fino all'arrivo – le parole dello stesso Mattia Bais ai microfoni di Rai Sport – Temevo che potesse batterlo Petilli, di sicuro è andato forte e se la merita tutta”.

Ed ecco il trionfatore di giornata, secondo italiano nell'edizione 2023 della corsa rosa dopo Jonathan Milan. “Al km 0 non mi davo alcuna chance di potercela fare, ero andato in fuga per i punti dei GPM (e ha conquistato poi la maglia azzurra, ndr) e poi eventualmente risultare di supporto a Fortunato nel finale. Quando ho capito che si poteva arrivare, ho cercato di risparmiare il più possibile per giocarmela; devo ancora realizzare quanto accaduto, è un momento bellissimo e questo successo lo volevo e lo cercavo da tempo. La dedica è tutta per Arturo Gravalos, nostro compagno di squadra che sta combattendo”.

Al secondo posto ha concluso un altro giovane, il classe 2000 Karel Vacek; ad un passo dal sogno, il ragazzo ceco in forza alla Corratec ha spiegato che “dopo aver combattuto tra gli juniores con Remco, avevo ormai deciso di smettere col ciclismo dopo aver avuto tanti problemi. Questa per me è un'impresa, non so come spiegarlo, e sono felice anche per il team che mi ha portato all'ultimo momento a questo Giro”.

Al terzo posto, anch'egli con l'occasione di mettere in bacheca il primo sigillo da pro (a 30 anni), un Simone Petilli che sembrava il corridore con maggiori possibilità nel finale, trattandosi di uno scalatore puro. Come confesserà nel post tappa ai microfoni di Eurosport, il comasco della Intermarché ha gestito però male le energie, con Bais che ne ha curato la ruota alla perfezione e l'ha saltato senza problemi allo sprint. “E' da inizio Giro che pensavo di provarci anche in chiave maglia rosa – ha spiegato Simone, che per buona parte della tappa è stato leader virtuale della generale pur avendo quasi 8 minuti di distacco in classifica da Leknessund – Sì, ho commesso tanti errori alla fine, mi sono fatto prendere dalla foga e ho lavorato troppo, ma posso dire che i miei compagni di fuga sono stati fortissimi”.

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