Cento km di magia: Pogacar, sei il più grande! Ecco la maglia iridata dopo Giro e Tour

Foto di Redazione
Info foto

LaPresse

Stradacampionati del mondo su strada

Cento km di magia: Pogacar, sei il più grande! Ecco la maglia iridata dopo Giro e Tour

I campionati del mondo di Zurigo terminano con la leggendaria impresa dello sloveno (terzo della storia dopo Merckx e Roche ad infilare la sequenza Giro-Tour-Mondiale nello stesso anno), che attacca lontanissimo dal traguardo e piega la resistenza di Evenepoel (5°) e Van der Poel, che sarà di bronzo alle spalle di O'Connor. Abisso azzurro, nonostante la generosità di Bagioli e Cattaneo.

Cento km per regalarci un pomeriggio mondiale indimenticabile e una delle fughe più belle nella storia del ciclismo.

Tadej Pogacar è la nuova, splendida maglia iridata che indosserà per i prossimi 365 giorni, ereditata da un altro fuoriclasse totale come Mathieu Van der Poel, non a caso protagonista anche della durissima sfida di Zurigo 2024 per provare a contrastare il campionissimo sloveno che ha coronato il suo sogno mondiale con un'azione d'altri tempi.

O meglio, di questi tempi visto che negli ultimi 3-4 anni è stato proprio “Pogi” a portare il movimento in un'altra dimensione, pensiamo solo agli 80 km in solitaria dell'ultima Strade Bianche.

Per il livello della concorrenza e la situazione di corsa, però, il numero 1 del ciclismo mondiale oggi è andato oltre, con un attacco folle e che lui stesso ha definito nel post gara anche “un po' stupido”. Al quarto dei sette giri del circuito che ha caratterizzato tutte le prove su strada di questi campionati del mondo, a metà dell'erta di Witikon, Pogacar ha deciso: vado, anche se sono il favorito numero 1 e tutti mi inseguiranno, Belgio in primis avendo ancora tanti uomini a disposizione di Remco Evenepoel che, in quel momento ai -100 km dal gong, era un po' indietro ma di fatto ha deciso di non seguire l'azione del suo diretto rivale, che i soli Quinn Simmons e Andrea Bagioli hanno provato a contenere, con il valtellinese che in vetta ha chinato il capo ed è stato costretto a mollare la ruota del fenomeno dei fenomeni.

Aveva rinunciato alle Olimpiadi per puntare tutto su questa gara e l'obiettivo di una carriera intera, perchè Tadej Pogacar l'aveva detto: il grande sogno è il Mondiale, e se lo aggiungi nella stessa stagione alle vittorie di Giro d'Italia e Tour de France allora finisci dritto nella leggenda, terzo di sempre a riuscire in questa sequenza dopo Eddy Merckx nel 1974 e Stephen Roche nell'87.

Cento km di fuga, 51,5 in solitaria dopo aver ripreso e staccato tutti i fuggitivi, per regalare il primo titolo iridato su strada nella storia della Slovenia dopo aver sofferto le pene dell'inferno nell'ultimo giro, per resistere al tentativo di rimonta di un gruppo inseguitore di qualità elevatissima e che ha visto poi salire sul podio Ben O'Connor e Mathieu Van der Poel.

Tra gli attesi protagonisti di giornata non c'erano più Julian Alaphilippe, caduto ad oltre 200 km dalla conclusione e che ha riportato una lussazione alla spalla, costretto al ritiro come il leader della Danimarca, Mattias Skjelmose Jensen, condizionato da problemi alla schiena derivanti dalla caduta al Lussemburgo.

Un Mondiale svizzero caratterizzato dalla fuga di 8 uomini, presto diventati 6 con Foss e Dillier a trascinarla, prima che ai -125 km dall'arrivo partisse un gruppetto di dieci elementi, con Mattia Cattaneo dentro assieme ad elementi di livello come Sivakov, Lipowitz, Vine, Cort Nielsen.

Ai -100 ecco l'azione di Pogacar, che in poco più di 10 km recupera i quasi 3 minuti di ritardo dai fuggitivi, grazie anche al supporto di Tratnik (che si era inserito nel contrattacco di Cattaneo e soci), ma ha letteralmente un altro passo e, senza alcun supporto a parte quello parziale di Sivakov, stacca tutti tranne il francese già dai -78 e poi va da solo quando ne mancano poco più di 50 al gong.

Pogacar non ha mai avuto più di un minuto di margine sul gruppo con tutti gli altri big, con Belgio e Olanda a spendersi nell'inseguimento prima dell'azione dei leader, con Evenepoel che si muove dai -70 km e Van der Poel che lo fa in maniera molto più decisa dal penultimo giro, mentre Healy e Skujins si erano già avvantaggiati e risulteranno per tanti km gli uomini più vicini allo sloveno, prima di venire ripresi sull'erta di Witikon nella tornata conclusiva, quando Hirschi e Mas riaccendono la bagarre e con Van der Poel, Evenepoel e O'Connor piombano sull'irlandese e il lettone.

Quei sette uomini arriveranno così, a poco più di 15 km dalla conclusione, ad appena 40 secondi da un Pogacar stremato, ma che di nuovo ha la capacità di reagire e respingere ogni assalto, tanto da non rischiare mai realmente un rientro dei rivali.

O'Connor riuscirà, a meno di 1500 mt dall'arrivo, ad andarsene in contropiede per regalare un grande argento all'Australia (arrivando a 34” da Pogacar), mentre a 58” è sprint per la medaglia di bronzo con MVDP che non tradisce e salta negli ultimi 100 metri un grandissimo Skujins, 4° davanti a Evenepoel, Hirschi, Healy e Mas, con la top ten completata, arrivando a 3 minuti, da Simmons per gli Stati Uniti e Bardet, primo di una Francia chiaramente delusa.

E se parliamo di delusione, che dire dell'Italia che ha disputato uno dei Mondiali più anonimi della storia azzurra; certo, le aspettative non erano alte per la truppa del ct Daniele Bennati (a secco di medaglie in ogni competizione sull'ammiraglia della nazionale dall'insediamento nel 2022), ma si è visto troppo poco visto che l'ultimo a mollare è stato Ciccone, che ha tentato un paio di sortite dal gruppo Evenepoel-Van der Poel ai -65 km, prima di spegnersi e concludere quale miglior italiano in 25esima posizione, con oltre 6 minuti e mezzo di ritardo, e fuga di Cattaneo a parte c'è stato il tentativo di Bagioli di rimanere, per meno di 2 km, a ruota di Pogacar.

Per il resto, il nulla assoluto con il leader designato Antonio Tiberi mai in corsa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
38
Consensi sui social