L'abisso azzurro di Zurigo, la rassegnazione di Bennati e il presidente Dagnoni che vede il bicchiere mezzo pieno...

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L'abisso azzurro di Zurigo, la rassegnazione di Bennati e il presidente Dagnoni che vede il bicchiere mezzo pieno...

Il 25° posto di Ciccone nella corsa mondiale dei pro un altro segnale di tutte le difficoltà del movimento, ma è in generale la prestazione della nazionale ad aver impressionato in negativo. Il ct aretino aveva chiesto "almeno una prova dignitosa, ma il risultato parla chiaro". Lorenzo Finn unica luce in prospettiva con Giulio Pellizzari, ma è davvero troppo poco.

Un totale di cinque medaglie, limitandoci al settore del ciclismo su strada (tantissimi i trionfi nel paraciclismo, inserito all'interno della stessa rassegna iridata), con l'oro a livello juniores di Lorenzo Mark Finn che brilla, così come l'argento e il bronzo di Ganna e Affini nella crono dei pro, sino ai terzi posti della cronostaffetta mista e di Elisa Longo Borghini nella corsa regina delle donne élite.

Complessivamente, i campionati del mondo di Zurigo 2024 hanno regalato un buon bottino alla nazionale italiana, ma è inevitabile che la chiusura con la gara totalmente anonima dei professionisti, nel giorno del successo totale di Tadej Pogacar, fa discutere e preoccupare gli appassionati.

Sì, perchè al di là del risultato finale, con Giulio Ciccone primo azzurro in 25esima posizione a quasi 7 minuti dal vincitore, è la prestazione degli otto uomini guidati da Daniele Bennati a fare pensare che, nelle gare “vere”, il movimento italiano sia davvero lontano dal vertice mondiale e non solo dai fenomeni, vedasi Pogacar, Van der Poel, Evenepoel, Van Aert etc.

Lo stesso commissario tecnico aretino, che ha concluso il suo terzo anno sull'ammiraglia della nazionale ancora a secco di medaglie nei tre grandi eventi (Olimpiadi, Europei e Mondiali), è parso davvero sconsolato nel primo approccio con i media del post gara domenicale, ammettendo che “il risultato parla chiaro, avevo chiesto almeno una prova dignitosa e non siamo mai stati protagonisti”.

Tra meno di 4 mesi ci saranno le elezioni federali e da più parti si chiede un cambiamento, ma al tempo stesso bisogna sottolineare che il lavoro dei tecnici, da Marco Velo per le cronometro a Salvoldi con i giovani, sino all'enorme rinascita della pista con Marco Villa, per non parlare del gran staff messo in piedi a livello performance da Diego Bragato, è stato di qualità e in molti settori l'Italia c'è. Il problema è proprio il vertice, perchè nel raggio di 3-4 anni non si vede una prospettiva di qualche corridore top, anche se Tiberi fa ben sperare per i grandi giri, Milan è già una certezza per le volate e Ganna rimane il riferimento per cronometro e certi tipi di classiche.

Giulio Pellizzari è lo scalatore più atteso, Lorenzo Finn il corridore completo che potrebbe emergere ma che ora deve affrontare due anni da Under 23 crescendo con calma. Non è tutto “nero”, ma è chiaro che le dichiarazioni dell'attuale presidente della FCI, Cordiano Dagnoni, che punta alla riconferma dopo essersi insediato nel 2021 (“silurando” Davide Cassani come prima mossa, a nostro avviso la più sbagliata per il ruolo di ct dei pro e coordinatore delle nazionali, per non parlare dei modi utilizzati), fanno discutere.

Il bicchiero, secondo il numero 1 federale, è sempre mezzo pieno: “Sono tanti gli elementi che emergono da questi campionati del mondo, i cui ottimi risultati si aggiungono a quelli delle Olimpiadi e Paralimpiadi – il commento di Dagnoni - Torniamo a casa con un titolo mondiale, tra gli juniores, che offre diverse chiavi di lettura: abbiamo ammirato in Finn un talento, diamogli tempo per completare la maturazione. Quest'anno nella categoria juniores abbiamo vinto titoli iridati con atleti diversi, a dimostrazione che il nostro futuro non è affidato ad un singolo corridore, ma alla forza di un movimento.

Credo sia la miglior risposta a chi afferma che non ci sono ricambi ai campioni di oggi. Sono certo che tra qualche anno avremo corridori in grado di riempire quel gap, tra i professionisti, che ci separa attualmente dai più forti.

Ringrazio per questo prima di tutto le società, che sono la vera forza della nostra Federazione. Come non posso ricordare, poi, gli altri protagonisti di questa spedizione, tutto il gruppo del ciclismo paralimpico, capace ancora una volta di ottenere risultati in un settore che ogni anno alza sempre più il livello complessivo con l'ingresso di nuovi paesi. Abbiamo ancora negli occhi la bella gara di Elisa Longo Borghini e la sua medaglia conquistata con la grazia e la leggerezza di una atleta che rappresenta un modello per tutti. Questi successi sono il frutto delle scelte realizzate all'inizio del nostro mandato e concretizzato poi dal lavoro di tutti i nostri CT, degli staff e del personale federale, coordinati da Roberto Amadio.

Agli atleti e a tutti loro vanno i miei ringraziamenti, consapevole che altri appuntamenti importanti ci attendono, a cominciare dai Mondiali pista di ottobre e poi, guardando oltre, alla stagione congressuale alla quale arriviamo con la forza dei risultati e la serenità di aver operato per il meglio”.

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