Tanti progetti per il post carriera del fuoriclasse siciliano, capace di tenere in piedi il movimento negli ultimi 15 anni. Da quella prima maglia rosa ai 4 GT vinti, dalla Liegi scippata alle beffe tra Mondiali e Olimpiadi, sino al capolavoro di Sanremo. Perchè "Enzo" è stato così speciale...
Un fuoriclasse che mancava all'Italia dai tempi di Pantani, almeno se parliamo di grandi giri, e che all'orizzonte non si intravede almeno per un bel po'.
Vincenzo Nibali mancherà tantissimo al movimento ciclistico del nostro paese e in generale al panorama mondiale, anche se nell'era dei Pogacar e degli Evenepoel si è tornati davvero agli anni di coloro, come Merckx e Hinault su tutti, che sapevano vincere sia le classiche che le corse di tre settimane.
Come ha fatto Nibali in modo unico nel nuovo millennio, sino a salutare tutti sabato scorso al Lombardia, in compagnia di un altro eterno ragazzino come Alejandro Valverde. Di voglia di pedalare e divertirsi, in realtà, l'asso siciliano ne ha ancora tanta e lo dimostrano mille esempi, dalla partecipazione alla Granfondo della Tre Valli Varesine, comparendo improvvisamente tra gli appassionati, ai progetti che la prossima primavera lo porteranno in sella ad una MTB (con la quale si allena spessissimo nei dintorni di Lugano) per la prima partecipazione alla Cape Epic, sino al ruolo di ambassador e consulente di un nuovo team svizzero.
DALLA COPPI E BARTALI AL PODIO AL TOUR
A qualche giorno dal ritiro diventato ufficiale con l'ultima partecipazione ad una classica monumento, la sua preferita in termini di risultati, è doveroso ripercorrere lo strepitoso viaggio tra i pro di un campionissimo come Nibali, uno dei soli sette corridori capaci di firmare la “tripla corona”, ovvero la vittoria di ognuno dei tre grandi giri (dopo Anquetil, Gimondi, Merckx, Hinault, Contador e prima di Froome).
Passato tra i “grandi” nel 2005, a poco più di vent'anni, il messinese comincia la sua avventura con la Fassa Bortolo di Giancarlo Ferretti, conquistando la prima vittoria nella frazione numero 2 della Settimana Internazionale di Coppi e Bartali, sotto la pioggia di Faenza il 22 marzo 2006. Nello stesso anno arriverà la prima classica di un certo livello, il GP di Plouay, poi la gavetta nei grandi giri, facendo esperienza un passo alla volta tra Giro e Tour.
A Pechino 2008 ecco la prima di quattro partecipazioni ai Giochi Olimpici, ma è nel 2010 che Nibali emerge ai massimi livelli. Ed è il Giro d'Italia a proporlo tra i campioni più amati dal pubblico, con la maglia rosa indossata nei primi giorni di una corsa che, sullo sterrato di Montalcino, lo vede perdere il simbolo del primato in una giornata da tregenda e sfortunatissima per il siciliano, che saprà però ribaltare quel Giro assieme al compagno di squadra Ivan Basso, poi in trionfo a Verona grazie anche al supporto enorme di Vincenzo, che ad Asolo conquista la sua prima tappa in un GT e sarà sul terzo gradino del podio nell'Arena.
A settembre arriverà poi la maglia roja, ma questa volta definitiva visto che Nibali conquista il primo dei quattro grandi giri della carriera, resistendo a Mosquera (poi squalificato per doping) alla Bola del Mundo. Da quel 2010, ogni anno il siciliano sarà assoluto protagonista di almeno un GT a stagione per un decennio, basti pensare che nel 2011 chiuderà secondo al Giro d'Italia: terzo nella classifica finale dietro a Contador e Scarponi, ma su un gradino più in alto dopo la squalifica (anche in questo caso per fatti legati al doping) dello spagnolo.
E nel 2012, Nibali diventa assoluto protagonista anche nelle corse di un giorno, salendo sul podio della Sanremo, terzo dietro a Gerrans e Cancellara, e su quello della Liegi, anche se il secondo posto nella “Doyenne” è amarissimo, ripreso a meno di 2 km dal traguardo dal kazako Maxim Iglinsky, che nel 2014 risulterà poi positivo all'EPO e chiuderà di fatto la sua carriera, dopo aver sostanzialmente scippato lo “Squalo” della sua prima monumento.
Nibali chiuderà quel 2012 tra il suo primo podio al Tour de France, terzo dietro all'imbattibile coppia Sky formata da Wiggins e Froome, e con un Mondiale di Valkenburg corso da protagonista, ma senza risultato dopo aver ceduto alla “sparata” di Gilbert sul Cauberg.
DAL PRIMO GIRO ALLA GEMMA DI SANREMO
La stagione 2013 di Vincenzo Nibali si apre con la seconda Tirreno-Adriatico consecutiva nel carniere, un capolavoro che vale il bis dopo aver già conquistato la corsa dei due mari l'anno precedente.
A maggio si attende la supersfida con Bradley Wiggins sulle strade del Giro, ma si capisce ben presto che il siciliano sarà superiore al britannico, contenuto a crono e poi staccato nettamente in salita, in una corsa rosa letteralmente dominata da un Nibali che sigilla il trionfo con quell'indimenticabile scalata in rosa alle Tre Cime di Lavaredo, sotto la neve di un giorno che rimarrà impresso nella memoria degli appassionati.
Niente Tour e tentativo di bis alla Vuelta, dove Vincenzo viene beffato per pochi secondi da Chris Horner, sorpresona della corrida iberica. Pochi giorni più tardi, arriverà però una sorpresa ben più amara ai campionati del mondo di Firenze, dove il messinese è il faro della nazionale di Bettini ma è costretto ad accontentarsi del quarto posto, dopo aver rincorso in seguito ad una caduta a tre giri dalla conclusione e quella morsa spagnola di Purito Rodriguez e Valverde che risulterà fatale, anche se l'iride finirà sulle spalle del portoghese Rui Costa.
In maglia azzurra grandi prestazioni ma anche tante amarezze per Nibali, che nel frattempo si veste di tricolore per due anni consecutivi, vincendo il campionato italiano del 2014 in Trentino e quello dell'estate successiva a Superga. In entrambi i casi, sarà l'ultima corsa di avvicinamento al Tour de France, grande obiettivo di quelle due annate nelle quali lo Squalo dello Stretto sacrifica il Giro d'Italia per l'assalto alla maglia gialla. Sedici anni dopo Pantani, il Tour tornerà in Italia proprio nel 2014, con quella cavalcata che parte dalla stoccata di Sheffield, con tappa e maglia di leader già al secondo giorno di corsa, passa per l'impresa nella tappa del pavé della Roubaix, dove Nibali guadagna minuti sotto una bufera di pioggia rispetto agli attesi rivali Contador e Froome (costretto al ritiro per una doppia caduta proprio quel giorno), sino agli attacchi in salita con la leadership nella generale riconquistata alla Planche des Belles Filles, mostrata a tutti col primo trionfo in giallo a Chamrousse e con il poker finale sulle rampe di Hautacam.
Nel 2015, invece, Nibali sarà “solo” quarto in un Tour cominciato di rincorsa perdendo terreno nei ventagli al nord, ma salvato dalla perla nel tappone di La Toussuire. In quel finale di stagione, saranno tantissime le critiche per il traino con la propria ammiraglia che gli costerà l'espulsione dalla Vuelta Espana, ma con l'impresa al Lombardia, in perfetta solitudine sul traguardo di Como per la conquista della sua prima classica monumento, anche quell'anno risulterà vincente.
Nel 2016 ecco il ritorno al Giro, una vera odissea sino agli ultimi tre giorni di corsa nei quali cambia tutto: è la tappa di Risoul a ribaltare la situazione, con l'attacco di Nibali sull'Agnello, la caduta della maglia rosa Kruijswijk e il primo posto messo in cassaforte alla penultima tappa, staccando di nuovo tutti sulla Lombarda prima del gong a Sant'Anna di Vinadio.
Vincenzo va al Tour per preparare esclusivamente le Olimpiadi, ma sarà quel giorno a Rio de Janeiro uno dei più amari dell'intera carriera: in fuga assieme a Majka e Henao dopo l'ultima salita, l'azzurro finirà a terra nella discesa conclusiva, nel tentativo di staccare tutti per andare a prendersi l'oro. Frattura della clavicola e stagione finita.
Il 2017 riparte con una maglia differente, visto che dopo i 4 anni ricchi di successi con l'Astana, comincia l'avventura in Bahrain con la quale va vicinissimo alla terza maglia rosa. Al Giro, infatti, Nibali è terzo a soli 40 secondi dal vincitore Tom Dumoulin, mentre alla Vuelta Espana arriva un altro podio (saranno 11 in totale nei GT...), secondo dietro a Chris Froome.
In chiusura, ecco un'altra monumento: è bis al Lombardia, ancora in solitaria a Como davanti a Julian Alaphilippe.
Sanremo, 17 marzo 2018: assieme al Tour di quasi 4 anni prima, è questo il giorno probabilmente più importante della carriera di Nibali, che si inventa letteralmente quella “Classicissima” mostrando a tutti la completezza di un campione capace di imporsi dalle corse di tre settimane sino alla corsa monumento meno adatta agli scalatori. Un attacco secco sul Poggio, quei pochi secondi di margine conservati tra la discesa e i 2 km finali sull'Aurelia, il gruppo guidato da Caleb Ewan che lo va a prendere sul traguardo, ma solo dopo che Vincenzo avrà già alzato le braccia al cielo.
Si va poi al Fiandre, dove il siciliano sarà pure buon protagonista nel suo esordio sulle pietre della “Ronde”, poi si punta tutto sul Tour e sul durissimo Mondiale di Innsbruck. Ogni progetto, di maglia gialla e iridata, svanisce però in un maledetto pomeriggio sull'Alpe d'Huez, con il corridore della Bahrain buttato a terra da un tifoso (involontariamente, causa aggancio della tracolla di una macchina fotografica) e costretto al ritiro dalla Grande Boucle per una frattura vertebrale che ne comprometterà la preparazione tra Vuelta, corsa tutta in difesa, e campionati del mondo corsi senza poter essere protagonista. Al Lombardia, però, arriverà comunque un grande secondo posto dietro ad un imprendibile Thibaut Pinot.
Nel 2019, Nibali ci riprova al Giro, dovendosi accontentare del secondo posto alle spalle di Richard Carapaz, che lo sorprende sfruttando la rivalità con Roglic; al Tour de France, l'ultima perla in una corsa di tre settimane arrivando da solo a Val Thorens, nell'ultima frazione di montagna, poi il cambio di casacca e due anni davvero difficili con la Trek-Segafredo, tra il covid che blocca tutto dopo una buona Parigi-Nizza, e la delusione del 7° posto nel Giro 2020 corso ad ottobre.
Lo scorso anno un'altra corsa rosa complicata, dopo aver rimediato in preparazione una frattura al polso, e l'Olimpiade di Tokyo che risulterà abbastanza anonima. Nel finale di stagione, però, arriverà l'ultimo sigillo della carriera, proprio sulle strade di casa con tappa e vittoria nella generale del Giro di Sicilia. Una grande emozione per Nibali, che poi tornerà all'Astana per il 2022 del grande addio, anche se solo sulle strade della corsa rosa, annunciandolo in diretta tv proprio al termine della “sua” tappa, quella di Messina, sapremo che alla fine dell'annata sarebbe arrivato il ritiro dall'agonismo. Il quarto posto in classifica al Giro sarà una sorpresa: mancherà la ciliegina di un successo di giornata, anche in una corsa di livello inferiore, ma la chiusura del siciliano sarà degnissima, sino al Lombardia dell'8 ottobre che ha chiuso definitivamente il capitolo infinito di una carriera che rimarrà nel tempo.
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