Pogacar: "La gara più bella della mia carriera". E Van der Poel ammette: "Ha vinto il più forte"

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Pogacar: "La gara più bella della mia carriera". E Van der Poel ammette: "Ha vinto il più forte"

Le reazioni al Giro delle Fiandre dei giganti: tutta la soddisfazione dello sloveno, che sale a quota 4 nella casella delle monumento. MVDP, al quarto podio nelle ultime quattro edizioni della "Ronde", non ha rimpianti e pensa alla Roubaix come Van Aert, lo sconfitto di ieri.

La gara più bella della mia carriera e ora sarei già contento della mia stagione anche se non vincessi il terzo Tour”.

Tadej Pogacar ci teneva tantissimo, dopo la beffa dello scorso anno, a vincere una delle corse dei suoi sogni, il Fiandre diventato suo con un'azione straordinaria che l'ha portato, partendo nell'ultimo passaggio sull'Oude Kwaremont, a trionfare in solitudine sul traguardo di Oudenaarde.

Dopo due Lombardia e una Liegi (che sarà il prossimo obiettivo, anche se prima vedremo “Pogi” anche all'Amstel), arriva la terza diversa monumento: e ora mancano solo Sanremo e Roubaix, certamente le più complicate da portare a casa per l'imprevedibilità e la tipologia di percorso, anche se il campionissimo della UAE Emirates ha dimostrato, ancora una volta, di essere il corridore più completo del nuovo millennio e forse bisogna tornare ai tempi di Merckx e poi di Hinault per trovarne uno simile. Tanto che, dopo Louison Bobet e il “Cannibale”, Pogacar è il terzo nella storia a mettere assieme la vittoria al Tour de France e al Giro delle Fiandre.

Tadej è stato il più forte, ha fatto qualcosa di fenomenale – ha spiegato con grande lucidità e sportività Mathieu Van der Poel nel post gara – Io ho fatto quasi tutto perfettamente, anche se all'inizio eravamo rimasti dietro nel vento, mi sentivo bene e ci ho provato, ma non è bastato”.

Quarto nel 2019, primo nel 2020 e nel 2022, secondo nel 2021 e quest'anno, l'incredibile ruolino di marcia da parte di MVDP alla Ronde.

E quello di domenica è stato il secondo podio sui muri fiamminghi per Mads Pedersen, 2° nel 2018 alle spalle di Terpstra e 3° in questa edizione, sempre attaccando da lontano come fece 5 anni fa. “Abbiamo rispettato il piano – ha analizzato nel post corsa il danese della Trek-Segafredo, riferendosi all'attacco partito ad oltre 100 km dalla conclusione – Quando ho visto Pogacar superarmi sul Kwaremont, non ho neppure pensato di potergli resistere, ma sono molto felice del risultato”.

Molto meno contento del 4° posto, a pochi centimetri da Pedersen che l'ha piegato nello sprint per salire sul podio, è un Wout Van Aert che esce nuovamente deluso dalle sfide nelle classiche monumento; sempre lì, ma al fuoriclasse belga manca qualcosa per ampliare un palmares che vede “solo” la Milano-Sanremo 2020 portata a casa. E la Jumbo-Visma, dopo aver vinto cinque classiche del pavé in questo avvio di stagione in altrettante uscite, nella giornata più importante ha pagato dazio (anche con Laporte e Benoot, con l'assenza di Van Baarle che alla fine si è fatta sentire): “Mi ha sorpreso l'attacco di Van der Poel sul Kruisberg – ha confidato Van Aert, riferendosi al momento chiave per lui, che ha ceduto ai due grandi rivali ai -30 km dal gong – Forse ero troppo concentrato su quel che doveva arrivare in seguito, ma comunque hanno parlato le gambe.

A quel punto la vittoria era andata, visto che non ero stato in grado di seguirli sul Kruisberg e sarebbe stato lo stesso sull'Oude Kwaremont. Ho comunque cercato di ottenere il massimo e mi dispiace soprattutto non essere riuscito a salire sul podio, almeno i compagni se lo meritavano. Domenica prossima ci proverò di nuovo”.

Alla Roubaix non ci sarà Pogacar, ma sarà nuovo duello con Van der Poel e con il ritorno di un Ganna che vuole sognare in grande all'Inferno del Nord. Ma occhio alle sorprese, come spesso accaduto nelle ultime edizioni della regina delle classiche...

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