Kron (con dedica) vince a Barcellona una tappa contestatissima. Andrea Piccolo nuova maglia roja

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Kron (con dedica) vince a Barcellona una tappa contestatissima. Andrea Piccolo nuova maglia roja

Anche la seconda giornata di corsa della Vuelta Espana viene condizionata dalla pioggia, con neutralizzazione ai -9 km e l'azzurro dell'EF che si toglie una grande soddisfazione prendendosi il primato che era di Lorenzo Milesi (caduto). I big non lottano, il danese braccia al cielo per il compagno De Decker, mentre Vendrame e Bagioli concludono 3° e 4°. Al Giro di Germania la classifica è di Van Wilder, grand'Italia al Tour de l'Avenir con Pellizzari, che conquista la frazione conclusiva, 2° davanti a Piganzoli e alle spalle solo del messicano Del Toro.

Un autentico caos, per una Vuelta Espana partita tra pioggia e mille polemiche.

Non era bastata la cronometro a squadre di sabato, visto che domenica forse è andata pure peggio, sul piano dello spettacolo sportivo e in parte anche della sicurezza, nella prima tappa in linea con arrivo sempre a Barcellona.

Innanzitutto la decisione della giuria, a pochi minuti dal via, di neutralizzare i tempi per la generale a 9 km dalla conclusione, ancor prima di salire verso il Castello del Montjuic, lo strappo decisivo seguito da una discesa considerata pericolosa, viste le condizioni dell'asfalto al mattino. Di pioggia ne è arrivata, almeno nel finale di corsa, meno del previsto e, di fatto, abbiamo assistito (come accaduto anche al Renewi Tour, ma in tono minore) ad una corsa nella corsa con tutti gli uomini da classifica che, nonostante la possibilità di conquistare gli abbuoni che erano stati mantenuti, si sono tutti rialzati per non correre rischi, dopo che in primis gli uomini Jumbo o lo stesso Remco Evenepoel erano andati in testa al gruppo, ad una trentina di km dalla conclusione, per indicare a chi lavorava in testa (l'Alpecin per la tappa, la DSM per salvare la maglia roja) di fermarsi.

Un atteggiamento che, al netto della pericolosità delle strade con qualche caduta (compresa quella di Primoz Roglic e Geraint Thomas), è parso sinceramente esagerato. Di fatto, con tutto il rispetto, si sono giocati la tappa le seconde linee, seppur tutti ottimi specialisti per un arrivo esplosivo come quello proposto a Barcellona.

Andreas Lorentz Kron (Lotto-Dstny) ha colto il momento giusto, guadagnando una decina di metri in cima al Montjuic (quando mancavano 3,5 km all'arrivo) sui primi inseguitori, tra cui Grégoire e Van den Berg, per poi allargare il margine a quei 7-8 secondi risultati decisivi per anticipare lo sprint di Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck), secondo davanti ad Andrea Vendrame (AG2R Citroen) e Andrea Bagioli (Soudal-Quick Step), che puntavano decisi a questa tappa al di là di quanto successo con i big.

Se per Kron, al quarto successo da pro e a secco da due anni, la dedica è stata tutta per Tijl De Decker, che sarebbe diventato suo compagno di squadra nel 2024 ed è scomparso venerdì scorso dopo il tremendo incidente di due giorni prima, l'Italia si toglie altre soddisfazioni con i giovani protagonisti in questa Vuelta.

Da Lorenzo Milesi, che è caduto a poco più di 20 km dall'arrivo e ha detto addio ad ogni possibilità di difendere il simbolo del primato, la maglia roja è passata ad Andrea Piccolo; il classe 2001 di Magenta è entrato nella fuga di giornata assieme a Matteo Sobrero (che ha conquistato la maglia a pois), resistendo poi assieme a Javier Romo (Astana), che ora lo segue in classifica a 11”, al ritorno del gruppo tagliando con una ventina di secondi di margine l'ideale traguardo ai -9 km, considerando che Piccolo aveva soli 6” dalla vetta dopo l'ottima cronosquadre disputata dalla sua EF.

Generale che dovrebbe cambiare in maniera sensibile lunedì, con il primo dei nove arrivi in salita nel cuore di Andorra, sulla cima di Arinsal che proporrà 8,2 km al 7,8%, dopo aver scalato poco prima anche il Col d'Ordino.

Conclusione domenicale pure per una corsa Pro Series con ottima startlist, anche se il percorso si è rivelato decisamente poco selettivo e gli abbuoni hanno fatto la differenza, come il Deutschland Tour. Volatona doveva essere e volatona è stata in quel di Brema, con l'olandese Arvid De Kleijn a regalare un'altra bella vittoria alla Tudor Pro Cycling, battendo nettamente i tedeschi Phil Bauhaus (Bahrain-Victorious) e Marius Mayrhofer (DSM-Firmenich). Nessun problema per Ilan Van Wilder, con il 23enne belga che conquista la generale (sua prima corsa a tappe dopo essersi sbloccato vincendo proprio qui in Germania la seconda tappa a Merzig) per la Soudal-Quick Step, anticipando l'austriaco Felix Grossschartner (UAE Emirates) e Danny Van Poppel (Bora-Hansgrohe), che ha tolto il 3° posto, concludendo a pari tempo a 13” da Van Wilder, a Pavel Sivakov grazie ai 3” di abbuono presi all'ultimo sprint bonus della corsa.

E' stata anche la giornata del gran finale per la gara di riferimento nel panorama mondiale degli U23, ovvero il Tour de l'Avenir con la frazione conclusiva di Sainte Foy Tarentaise, dopo aver scalato un “moloch” come il Col de l'Iseran, a quasi 2800 mt di quota, che ha ribaltato tutto.

Lo statunitense Matthew Riccitello (che ha già corso il Giro d'Italia da pro con la Israel) sembrava padrone della situazione, ma il messicano Isaac Del Toro è stato in grado di fare la differenza assieme a Giulio Pellizzari, andando a conquistare la classifica generale.

Del Toro e l'azzurro classe 2003, già in luce con la Green Project Bardiani CSF Faizané, si sono giocati la tappa con uno sprint a due che ha premiato Pellizzari, splendido secondo anche in GC a 1'13” dal messicano, con l'Italia di Marino Amadori che brinda anche al terzo posto di Davide Piganzoli (in forza alla Eolo-Kometa), a 1'42” dal vincitore e davanti al grande sconfitto dell'ultima giornata, proprio Riccitello solo 4° davanti al belga Lecerf della Soudal, quinto.

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